gli smartphone hanno ucciso la fotografia... o no?
Una delle affermazioni più comuni che si sente è: ma quanto era bella la fotografia su pellicola! con diverse varianti più negative come: l'unica vera fotografia è quella su pellicola/stampata su carta/senza passaggi da Photoshop... oppure: gli smartphone/instagram/internet hanno ucciso la fotografia...
Sono d'accordo, la pellicola, la stampa... sono bellissime tanto che anche io le pratico non proprio tutti i giorni, ma comunque sempre con piacere.
Ma se non mi piace chi esalta qualsiasi novità con toni acritici in nome di un mal inteso spirito progressista, allo stesso modo non amo chi rimpiange i bei tempi andati: anche i bei tempi andati convivevano con detrattori passatisti che rimpiangevano a loro volta i loro bei tempi andatissimi. E in ogni caso: se sono andati sono andati, non tornano.
Senza dubbio la fotografia sta cambiando e il motore di questo cambiamento può essere chiamato digitalizzazione, internet, smartphone...
Questi stessi ingredienti stanno rapidamente modificando molti aspetti della nostra vita. Giusto per fare qualche esempio: provate a pensare cosa sarebbe il calcio senza la copertura televisiva attuale, la gestione dei vostri conti correnti senza l'home banking, il vostro prossimo viaggio senza il navigatore, i vostri rapporti amicali senza smartphone, la fruizione di musica senza Spotify, la pianificazione del prossimo fine settimana in base alle previsioni del tempo consultabili in qualunque momento del giorno... Molte dei nuovi comportamenti esistevano già decenni fa, erano pratiche possibili ma diverse.
Che questi cambiamenti piacciano o meno è un altro discorso. E comunque le diverse opinioni di ognuno in merito potranno dare diverse risposte.

Anche la fotografia sta cambiando aspetto, cambia come sempre è cambiata, ma la velocità di questo cambiamento è probabilmente la vera novità, non tanto il cambiamento di per sè.
Ma quali sono i cambiamenti, al di là della velocità con cui si propongono e si impongono?
Senza dubbio la diffusione dello strumento: la fotocamera integrata nei nostri smartphone ci ha dotati di un apparecchio (più o meno comparabile alle vecchie macchinette compatte iperautomatiche) disponibile a prendere immagini senza che si debba uscire di casa con un equivalente strettamente fotografico: prima dovevi possedere l'apparecchio (primo limite) e volontariamente portarlo con te (secondo limite). Ora è integrato nel bagaglio quotidiano, come le chiavi di casa.
Ruolo fondamentale è la nascita e lo sviluppo della rete e dei portali su cui "appoggiare" le immagini prese: senza instagram, flickr, facebook... insomma senza la condivisione sulla rete le immagini digitali avrebbero probabilmente la stessa diffusione che avevano le loro genitrici analogiche.
Di pari passo, come più volte è successo nella storia, con una produzione (smisuratamente) maggiore di "pezzi" uno dei fattori che più paga il pegno è la qualità media. Così è successo con l'introduzione della stampa a caratteri mobili a discapito dei meravigliosi libri realizzati dagli amanuensi, come della produzione industriale di qualsiasi merce a discapito della produzione artigianale. Ma a chi si lamenta che il livello medio si sia abbassato drasticamente mi piace rispondere che la brutta foto di micetti pubblicata su instagram che prende 20mila like non impedisce a nessuno di fare buona fotografia (anche se in realtà non è esattamente così, soprattutto in ambito professionale, ma prima non è che fossero tutte rose e fiori).
E poi: in rete si trova tantissima fotografia "digitalizzata", anche di autori pre-digitali, in alcuni casi proposta e organizzata in modo ineccepibile, la cui fruizione prima era limitata a più o meno accessibili esposizioni o pubblicazioni. Ora invece sfido chiunque a dirsi insoddisfatto della presentazione del lavoro, per fare un esempio, di Henri Cartier Bresson attraverso il sito della fondazione che porta il suo nome o dell'agenzia Magnum. Proporre improponibili confronti tra la visione di una foto fruita in una galleria e quella a monitor è fuorviante, si tratta di due eventi poco paragonabili (anche se consiglio caldamente la frequentazione di qualsiasi esposizione fotografica).
In ultimo: nonostante mi consideri un fotografo mediamente capace, in grado quindi di azzeccare la corretta esposizione in (quasi) qualsiasi situazione... ma vogliamo mettere la possibilità di guardare sul dorso della nostra fotocamera una buona sintesi dell'immagine appena presa ed eventualmente realizzare un altro scatto se insoddisfatti? E cambiare sensibilità tra uno scatto e l'altro e cambiare il bilanciamento del bianco senza dover attendere la fine del rullino?
La fotografia è in fase di ridefinizione ed è necessario elaborare nuove parole e nuovi paradigmi per descriverla. La partita è tra chi guarda consapevolmente avanti e vuole partecipare a questa opera, e chi guarda indietro per paura o ignoranza o semplicemente la subisce passivamente