Pillole di Fotografia - Il triangolo dell'esposizione #2
Nella precedente pillola abbiamo iniziato a trattare la questione della luminosità di una foto in relazione al triangolo dell'esposizione, ovvero i tre parametri: tempi, diaframmi e sensibilità. Variando uno o più di questi fattori possiamo far entrare più o meno luce (non è esattamente così, ma concedeteci l'approssimazione) e quindi ottenere immagini più o meno luminose.
Ma non solo, ci sono anche altre implicazioni.
Cosa succede quando decidiamo di variare i tempi di esposizione per variare la luminosità della foto?
Il tempo di esposizione è il tempo durante il quale permettiamo alla luce di andare a colpire il sensore (o la pellicola). Va da sé che più è lungo il tempo e più luce andrà ad impressionare

l’elemento sensibile e quindi più chiara risulterà la foto. Di solito si utilizzano dei tempi che si misurano in frazioni di secondo, ma nessuno ci vieta di esporre per periodi lunghi secondi o addirittura minuti.
Quando ragioniamo di tempi di esposizione dobbiamo però porci il problema del movimento, sia il movimento della scena che riprendiamo (o una parte di essa) sia il nostro movimento nell’impugnare la fotocamera.
Rispetto al “nostro” mosso, ammesso e non concesso che sia un effetto che non desideriamo (guardate gli affascinanti paesaggi di Roberto Polillo, realizzati muovendo volutamente e con sapienza la fotocamera), diciamo semplicemente che esiste una regola specifica: non usare mai tempi più lunghi del reciproco della lunghezza focale.


Detto così sembrerebbe complicato, ma non lo è. Stiamo usando un 35mm? Bene, il tempo di sicurezza è 1/35, approssimiamo al più comune 1/30. Se quindi scatteremo per esempio a 1/100 non incapperemo nel problema del mosso “umano”. Se invece imposteremo i tempi di scatto ad esempio su 1/10 di secondo,
molto probabilmente tutta la nostra scena risulterà mossa. Una soluzione parziale è un buon polso fermo (felice chi ce l’ha), una soluzione quasi definitiva invece è un bel cavalletto.

Se invece il movimento riguarda una parte
della nostra scena, come in queste tre foto,
dovremo adeguare i tempi di esposizione alla velocità del soggetto. Se saranno tempi adeguati, il movimento risulterà congelato, diversamente avremo del mosso. Indicativamente per congelare il movimento di una persona che ci corre non troppo velocemente davanti in direzione perpendicolare alla nostra visuale è bene tenere almeno 1/500 di secondo, circa 1/200 se cammina.
A titolo di esempio, le tre foto qui sopra sono state scattate rispettivamente a 1/160, a 1/80 e a 1/2,5. Nella prima il movimento è congelato, per quello che possiamo dedurre il soggetto potrebbe essere fermo. Già raddoppiando il tempo a 1/80 i detagli del corpo iniziano ad essere meno nitidi, solo le scarpe sembrano ferme. Nell'ultima foto (scattata con un tempo cinque volte più lungo della precedente) il soggetto quasi scompare, rimane chiaramente leggibile solo uno dei due piedi al suolo.
Nella prossima pillola vedremo cosa comporta variare i diaframmi.
Qui la puntata precedente, la prima pillola dedicata all'introduzione della questione del triangolo dell'esposizione